giovedì 30 aprile 2009

Chiesa e schiavismo in Europa (IV) – Curiosità del giardino di Epicuro

SCHIAVISMO DENTRO LA CHIESA?

La terribile condizione psicologica dell'ecclesiastico innamorato e desideroso di lasciare la Chiesa per sposarsi, si può legittimamente paragonare a quella dello schiavo impedito dal suo padrone di formarsi una famiglia. Uno dei casi più famosi fu quello del Cardinale Carlo Emanuele Madruzzo (1599-1658) il quale si era legato sentimentalmente a Claudia Particella, figlia di un suo consigliere. Avendo richiesto la dispensa dai voti al papa (che gli sarà crudelmente negata) cosi si strugge nell'attesa del ritorno dei suoi ambasciatori: "L'ora delle grandi risoluzioni è forse imminente! Claudia mia, preparati! Noi dobbiamo superare tutti gli ostacoli e coronare degnamente la nostra vita... Un'ora sola di gioia incontrastata, un'ora di libertà cancella un ventennio di pene e di schiavitù... Io principe, io dominatore sono stato in verità, per vent'anni. un miserabile servo... Ho portato anch'io delle pesanti catene, quantunque i miei passi non offrano traccia di lividure... Ho portato le catene della Chiesa...".

Nel secolo XVII visse a Venezia suor Arcangela Tarabotti che in un suo testo denunciò con parole di fuoco la disumana condizione delle ragazze monacate a forza dai loro genitori con la connivente complicità della Chiesa cattolica: "La con­dizione di coloro che son dannati alla schiavitù de' Turchi più crudeli e men deplorabile di quella delle sventurate" chiuse nei conventi contro la loro volontà.”

Anche la monaca napoletana Enrichetta Caracciolo, vissuta nel secolo scorso, elevò la sua sdegnata protesta contro la condizione paraschiavistica di queste povere giovinette. Infatti in un suo famoso libro cosi accenno alla tragica vicenda di una di queste sventurate novizie: "Una contadina chiuse nel chiostro la propria figlia... non propensa alla schiavitù mona­stica", per cui si suicido.

Lo spretato Giorgio Asproni, ex canonico della cattedrale di Nuoro, cosi denunciava nel 1875 lo stato di totale arbitrio che regnava nella Chiesa dove non pochi religiosi "possono essere sospesi ex. informata conscientia, tribolati e trattati co­me schiavi.

Un ex missionario contemporaneo ha coraggiosamente denunciato in un suo polemico libro la condizione paraschiavi­stica dei "fratelli-coadiutori" della Pia Società San Francesco Saverio per le missioni estere poiché "sono trattati e considerati meno che servi... Da fratelli-coadiutori si è come minorati: sembra di essere i paria del sistema ecclesiastico..." Un religioso, per essere tale, deve considerarsi strumento nelle mani dei superiori, "come cadavere" (perinde ac cadaver), diceva Ignazio di Loyola, come robot si direbbe oggi.

Ha scritto la giornalista Marisa Fumagalli nel suo libro dedicato alle compagne dei preti: "La Chiesa e un'organizzazione paramilitare nella quale i soldati devono essere totalmente disponibili, anzi asserviti. Alla Chiesa occorrono soldati fanatici".

Nella storia della Chiesa vi è poi l'indegna vicenda medievale degli "oblati", cioè di quei bambini donati definitivamente ai monasteri da famiglie per lo più poverissime. "In un certo senso, questa perdita di libertà personale è paragonabile a quella che subivano i bambini esposti, allevati come schiavi: ma almeno questi ultimi potevano avere rapporti sessuali e sperare di recuperare il loro status natale o di riscattarsi grazie alla benevolenza dei padroni".

San Pietro lo schiavo, nel VI secolo giunse a tal punto di fanatismo religioso da "costringere un suo amico notaio a condurlo come schiavo a Gerusalemme e lì venderlo e distribuire il suo prezzo in elemosina".

Nessuno di condizione servile sia promosso agli ordini sacri se prima non ha ottenuto dai suoi padroni la legittima libertà. Decreto di Bucardo di Worms. XI secolo

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Tratto da “Chiesa e schiavismo in Europa”

di Pierino Marazzani

Collana: Curiosità del giardino di Epicuro

Editore: Felice Scipioni

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