venerdì 24 aprile 2009

Che Guevara (III) – L’incontro con Fidel Castro – Curiosità del giardino di Epicuro

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Se il soggiorno in Guatemala rappresentò per il Che il noviziato rivoluzionario, quello in Messico, ove si era trasferito per sfuggire alla repressione del dittatore Castillo Armas e ove incontrò Fidel Castro, fu decisivo per la sua definitiva scelta di vita.

Fidel Castro, quella scelta l'aveva fatta da tempo. Gettata la toga d'avvocato alle ortiche, riposti i codici e le pandette, aveva deciso di combattere con le armi in pugno la dittatura di Fulgencio Batista che, sostenuto dalla CIA di Foster Dallas - grande azionista della multinazionale United Fruit - opprimeva il popolo di Cuba e depredava la Nazione.

II giovane avvocato Fidel era reduce da una ambiziosa impresa rivoluzionaria: l'assalto alla caserma-fortilizio Moncada di Santiago de Cuba, tentato, senza successo, il 26 luglio del 1953.

Fidel militava nelle file della gioventù del Partito del Pueblo Cubano, fondato da Eduardo Chibas il quale, il 5 agosto del 1951, per protesta contro la corruzione che infestava lo Stato si suicidò sparandosi un colpo di pistola davanti ai microfoni della radio dopo aver lanciato un drammatico appello alla rivolta popolare per liberare Cuba dai ladroni. I suoi funerali diedero luogo ad un'imponente manifestazione di massa. II timore che il "Partido del Pueblo" potesse vincere le elezioni, già indette, convinse gli Stati Uniti, quale contromisura preventiva, a organizzare un colpo di stato militare e porre alla Presidenza della Repubblica l’ex sergente Fulgencio Batista (già Presidente nel 1940), per 1'occasione promosso d'ufficio generale, ricoperto di medaglie fasulle.

Fidel Castro, raccogliendo il messaggio di Chibas, tentò la resistenza al golpe; ma le divisioni nello schieramento di sinistra fecero fallire il suo tentativo.

Aderendo alla linea sostenuta dai "moderati", Fidel decise di chiedere Giustizia per via legale. Denunciò Batista al Tribunale Supremo per la violazione della Costituzione Cubana, chiedendo la condanna del reo a 108 anni di carcere. A conferma della teoria marxista che i Tribunali sono sovrastrutture delle classi sociali al potere, la denuncia di Castro venne respinta con la motivazione che "La Rivoluzione - quella di Batista! - è la fonte di ogni legge".

Castro prese atto di quella sentenza: non c'era altro da fare che la lotta armata, la Rivoluzione! E per questo si mise all'opera. Dopo intensa e segreta preparazione, il 26 luglio 1953, con 150 animosi dette l'assalto alla munita caserma Moncada con Tintento di procurarsi le armi necessarie a promuovere la rivolta generale del popolo cubano contro la dittatura di Batista.

II tentativo fallì. La repressione fu spietata. Quasi tutti i prigionieri non caduti in combattimento (nessuno di essi aveva superato i trent' anni) vennero assassinati sul posto il primo giorno della cattura, dopo atroci sevizie. Fidel, che era riuscito a fuggire con pochi altri al primo rastrellamento, venne catturato pochi giorni dopo.

Una campagna di stampa e l'intervento del vescovo di Cuba, impedirono agli aguzzini di Batista di assassinare Castro e i suoi commilitoni. Vennero tutti processati. Al dibattimento, Fidel pronunciò un'arringa incentrata in un bruciante atto di accusa contro il regime di Batista, un vero e proprio controprocesso divenuto celebre; concluse con l'affermazione: “La storia mi assolverà!”

Fidel venne condannato a 16 anni di prigione; suo fratello Raul a 13; gli altri a pene minori. Tutti tornarono liberi nel saggio del 1955 per amnistia.

A L'Avana i reduci dall'assalto alla Moncada vennero tutti e festeggiati con manifestazioni trionfali di massa. Concedendo l'amnistia - richiesta e ottenuta da una grande campagna internazionale di opinione pubblica - Batista : commise il più grande errore della sua vita: liberò la forza che l'abbatterà.

I ''moderati" che da anni perseguivano una sterile produttiva di "patto sociale e collaborazione di classe" facendosi carico delle difficoltà del "mercato", bollarono il fallito tentativo di Castro come un'insensata avventura senza prospettive, trovando nel fallimento una presunta conferma alle loro tesi rinunciatarie.

Era vero il contrario. L'assalto alla Moncada ancorché fallito - aveva suscitato un vasto moto popolare, una rivoluzione delle coscienze, una speranza: il tiranno poteva essere abbattuto.

Iniziò una nuova fase della Resistenza passiva di proporzione imponente che rappresentò insieme al discredito internazionale del regime di Batista, avversato anche dall'opinione pubblica nord-americana, il prodromo per il successo delle imprese rivoluzionarie dei "barbudos" castristi.

In Messico il Che sposò Hilda Gadei Acata, dalla quale ebbe una figlia che chiamò Hildita. Ritrovò Alberto Granado e il cubano Nico Lopez, conosciuto in Costa Rica, e altri cubani del "Movimento 26 Luglio" tra cui Raul e Fidel Castro, che gli vennero presentati in casa di Antonia Gonzales. Con queste parole il Che rievocò in seguito quell'incontro con il capo della Rivoluzione Cubana, decisivo per la sua vita:

"Lo conobbi in una di quelle notti fredde messicane; ricordo che la nostra prima discussione fu sulla politica internazionale. Abbiamo parlato tutta la notte. All'alba, io era già uno dei futuri volontari. In realtà, dopo le esperienze vissute nel corso dei miei viaggi attraverso l’America Latina, non ci voleva molto per convincermi a partecipare a qualunque rivoluzione contro la tirannia. Fidel mi colpì come un uomo straordinario. Affrontava e risolveva cose apparentemente impossibili. Aveva una fede eccezionale; era sicuro che una volta partito per Cuba, vi sarebbe giunto; una volta arrivato avrebbe combattuto e combattendo avrebbe vinto. Io condivisi il suo ottimismo. Bisognava agire, lottare, concretizzare. Smettere di piangere e cominciare a combattere". (Continua….)

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Tratto da “Che Guevara”

di Angelo La Bella

Collana: Curiosità del giardino di Epicuro

Editore: Felice Scipioni

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