giovedì 23 aprile 2009

Che Guevara (II) – Curiosità del giardino di Epicuro

I due amici percorsero parte dell'Argentina, del Cile, del Perù, della Colombia e del Venezuela. Qui giunti si separarono. Granado - che si era gia laureato - prese servizio in un lebbrosario; Guevara rientrò a Buenos Aires per laurearsi; promisero però di ritrovarsi. (continua…)

 

Rientrato in Patria, il Che, in pochi mesi, superò brillantemente i dodici esami che gli erano rimasti per completare il corso e presentò la tesi di laurea sulle malattie allergiche; si laureò a pieni voti. Poi decise di raggiungere l'amico Alberto in Venezuela. Partì in treno da Buenos Aires.

In Bolivia, a La Plaz, fece la conoscenza di Riccardo Rojo, un rivoluzionario protagonista di una spettacolare evasione dal carcere della capitale argentina, che lo convinse a recarsi con lui in Guatemala ove era in corso un esperimento di governo democratico di grande interesse per l'intera America Meridionale.

In Guatemala era giunto democraticamente al potere il Presidente Jacob Arbenz Guzman, impegnato ad attuare un programma di grandi riforme politiche e sociali: il suffragio universale, il codice del lavoro, la più ampia liberta sindacale, la lotta ad oltranza all'analfabetismo, un nuovo sistema di assistenza e prevenzione sanitaria e - al centro di tutto - la Riforma Agraria Generale. Le terre, già confiscate agli usurpatori dell'United Fruit - che contava tra i maggiori azionisti Foster Dulles, il famoso capo della centrale spionistica C.I.A. - erano state distribuite ai contadini. Al Paese si erano aperte prospettive di benessere senza precedenti. Ma su quell’ avvenire pesava la minaccia della controrivoluzione, finanziata dalla potente multinazionale e dagli Stati Uniti.

II Che ne scrisse a sua zia Beatriz (sorella del padre), lasciando una prova dell'afflato umanitario e internazionale: di cui il futuro guerrigliero per la liberazione dei popoli oppressi era animato:

"L'intenzione di studiare la lebbra si è insinuata in me con notevole intensità e non so per quanta tempo, il fatto che il modo in cui ci salutano i malati del lebbrosario di Luna è di quelli che invitano a continuare....Tanto affetto dipende dal fatto che eravamo stati con loro senza fare gli schizzinosi e avevamo dato loro la mano come persone qualsiasi, e ci eravamo seduti insieme a parlare e avevamo giocato al calcio con loro. A te sembrerà una bravata inuti­le, ma è incalcolabile il beneficio psichico che per questi malati, trattati come bestie selvagge, rappresenta il fatto che la gente si comporti con loro come con gli esseri normali”.

Dell'incontro del Che con il marxismo, ne parlò il padre di Ernesto nel ricordato libro "Mi Hijo el Che"; “I due giovani, scrisse Ernesto senior, conoscono il donor Pesce, famoso specialista di lebbra, noto a livello internazionale dotato di una cultura marxista formidabile e una grande abilita dialettica. Ernesto fece amicizia con il dott. Pesce e mantenne in seguito una corrispondenza con lui.”

II primo importante approfondimento delle opere di Marx e la maturità politica, Ernesto Guevara la conseguì quando conobbe, in Guatemala, Hilda Gadei nel 1954, che successivamente sposò. Costei, di nazionalità peruviana, politicamente più matura del Che per gli studi fatti e la concreta attività svolta nel Partito Comunista Guatemalteco, discusse con lui, gli prestò i propri libri, lo introdusse nell'ambiente politico, lo presentò ai più infervorati e attivi militanti del movimento patriottico degli "apristi" alla vigilia dell'invasione del Guatemala da parte degli Stati Uniti e del colpo di stato fomentato dalla CIA.

Di quei dibattiti animati, lo stesso Che lasciò un pittoresco quadro in una lettera del 1954: "Prendo mate quando c'e e faccio discussioni interminabili con la mia compagna Hilda Gadea, una ragazza aprista che con la mia caratteristica dolcezza cerco di convincere ad abbandonare questo partito di merda".

II giudizio "partito di merda" del Che era diretto al partito che sosteneva il governo ed ai capi rivoluzionari, i quali di fronte alle minacce della multinazionale "United Fruit", la quale si preparava all'invasione del Guatemala con un esercito mercenario, anziché fare appello al popolo, armarlo e organizzare la resistenza militare all'invasore, si perdevano in inutili discussioni, in proteste sterili, in ricorsi all'ONU, già allora docile strumento degli Stati Uniti. Infatti, pochi mesi dopo, nel giugno del '54, l'invasione ebbe luogo con conseguenze disastrose: la United Fruit si riprese le terre confiscate, ogni libertà democratica fu soppressa, il dittatore designate dagli Stati Uniti, Castillo Armes, prese il potere; i gruppi di patrioti che si erano invano opposti agli invasori vennero dispersi, i capi assassinati o imprigionati. Quel giudizio dispregiativo, politicamente tradotto esprimeva 1'avversione del Che al moderatismo. In una lettera diretta alla madre che lo esortava alla prudenza, alla moderazione, Ernesto rispose così:

"Ciò che realmente mi abbatte è la tua assoluta mancanza di comprensione.... Non solo non sarò moderato, ma cercherò di non esserlo mai e quando mi renderò conto che con me la sacra fiamma ha lasciato il posto a una timida fiaccola votiva, il meno che potrò fare sarà di mettermi a vomitare...”

Una testimonianza dell'impegno culturale del Che - che si guadagnava la vita vendendo libri a domicilio - ci viene da Riccardo Rojo, autore di una biografia del Che "Mi amigo Che" il quale scrisse:

"Durante la notte Guevara leggeva avidamente i classici del marxismo, le opere di Lenin, i testi sulla strategia militare della guerra civile spagnola e al mattino li rimetteva nella cartella di cuoio con la quale si recava negli uffici e nelle case".

In Guatemala Ernesto Che Guevara (che vi era giunto insieme a Rojo) non si limitò allo studio e all'approfondimento della sua preparazione politica, ma prese parte attiva alla lotta politica in atto nel Paese che lo ospitava parteggiando apertamente per il governo progressista del colonnello Abenz. Conobbe e frequentò militanti e democratici guatemaltechi e rifugiati politici di altri paesi.

Fu proprio in Guatemala che il Che incontrò e strinse forte amicizia con alcuni esuli cubani reduci dal fallito assalto alla caserma Moncada del 26 luglio del 1953.

Deciso sostenitore delle riforme del governo Arbenz, pro­pose ai suoi amici guatemaltechi di organizzare reparti armati con i quali affiancare 1'esercito regolare per difendere il paese dall'imminente attacco dei controrivoluzionari della United Fruit, ma senza successo.

Guevara ebbe sempre grande rispetto per l’opera del Presidente Jacob Arbenz, che considerava un esempio per tutti i popoli latino-americani stretti nella morsa dell'imperialismo degli Stati Uniti. Ebbe per lui parole di alta considerazione quando, il 30 luglio del 1960, al primo Congresso della Gioventù Latino-Americana, svoltosi a Cuba, nel discorso inaugurale disse:

"Vogliamo salutare in modo speciale Jacob Arbenz, Presidente della prima nazione latino-americana che alza la voce, senza paura, contro il colonialismo e che, con una riforma agraria profonda e coraggiosa, espresse l'aspirazione delle sue masse contadine".

Quel viaggio in ciclomotore aprì al Che la visione delle più stridenti ingiustizie della società capitalista in Sud America: contadini che trascinano una vita miserabile, senza terra, mentre fazzenderi possiedono centinaia di migliaia di ettari di fertile terra lasciata al sodo o a pascolo brado; donne invecchiate anzi tempo dalle fatiche e sfibrate dai parti innumerevoli; minatori sprofondati nelle viscere della terra coi polmoni corrosi dalla silicosi, che morivano a trent'anni, mentre le imprese americane arricchivano a dismisura; le popolazioni indigene prive di ogni diritto, spogliate delle loro ricchezze, delle loro tradizioni, della loro cultura, obbligate a credere in un Dio estraneo alla loro storia; gli spaventosi villaggi di lamiera e cartone alle periferie delle grandi città dove s'innalzavano i grattacieli dei miliardari. maledetto controcanto alle case di bandone dei "diseredati della terra".

Quali contrasti, quali contraddizioni con gli ideali dei rivoluzionari - pure onorati con monumenti nelle piazze delle città - i Bolivar, i Marti, gli Zapata, gli Juarez, i Sandino e tanti altri eroi e martiri per il riscatto dei popoli. I loro sogni, i loro progetti di emancipazione vanificati dal "Tallone di Ferro" delle multinazionali Nord-Americane, mentre milioni di esseri umani restano in preda della miseria, della fame, delle malattie, dello sfruttamento bestiale, dell'ignoranza.

Come liberare l'umanità da queste brutture? Nasce da questa desolante realtà il ribellismo del Che, la sua passione rivoluzionaria, il suo internazionalismo, il suo comunismo dal volto umano!

 

33

 

Tratto da “Che Guevara”

di Angelo La Bella

Collana: Curiosità del giardino di Epicuro

Editore: Felice Scipioni

2 commenti:

Lindalov ha detto...

Questo blog é sempre meglio. O era solo un pò che non ci passavo e a me ora sembra diverso?! :-)

Frankie Palla ha detto...

Ciao Linda,
in effetti non ti si vedeva da un pò, si.
I bonghi non si fumano.
Per quanto riguarda il 730, scusa ma, vai cal CAF.

Posta un commento