giovedì 23 aprile 2009

Che Guevara – Curiosità del Giardino di Epicuro

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Ernesto Guevara è universalmente conosciuto come "Che". Questo curioso soprannome, divenuto celebre, ha origine dalla lingua del guarani, un gruppo indigeno etnico-linguistico del Paraguay e dell'Argentina settentrionale. Dal primitivo significato di "io", "me" si è trasformato nel tempo e nei paesi dove è entrato nell'uso comune in una sorta di appellativo confidenziale per rivolgersi a qualcuno, attirare l'attenzione, di chi non si conosce il nome. Corrisponde all'interiezione italiana "hei (Hei, voi, ascoltate; hei di casa! Hei, cosa stai facendo? Hei, stia attento dove mette i piedi! E cosi via). Ernesto Guevara era solito utilizzare questa interiezione frequentemente, più del necessario, per rivolgersi ai suoi amici e compagni guerriglieri i quali non tardarono ad affibbiargliela come sopranno­me. Lui, medico del gruppo dei combattenti, intellettuale tra gente spesso rozza e incolta, non si oppose. Anzi il nomignolo gli piacque al punto tale che lo adottò come nome proprio di battaglia.

Quando nel novembre del 1959 fu nominato direttore della Banca Nazionale Cubana, firmò le banconote della nuova serie di Stato con quel nomignolo. Banconote oggi ricercate dai collezionisti a prezzi di antiquariato.

Che Guevara era nato il 14 giugno del 1928 a Rosario de Santa Fe, in Argentina, popolosa città, porto fluviale sulle rive del Parana.

L'origine della famiglia del Che, da parte paterna, è spagnola. Nel febbraio del 1964, rispondendo a Maria Rosaria Guevara (una omonima ma non parente) che gli chiedeva notizie di quale parte della Spagna fosse stata originaria la sua famiglia, il Che rispondeva: "In verità non lo so. Naturalmente è da molto che ne sono partiti i miei antenati con una mano dietro e una davanti; e se io non le tengo ancora così è soltanto per la scomodità della posizione".

Ernesto Che era il primo di cinque figli. Il padre, Ernesto (evidentemente in Argentina non esisteva il divieto, come in Italia, d'imporre ai figli i nomi dei genitori o dei fratelli viventi), ingegnere civile, era di condizioni economiche agiate; ciò gli permetteva di assicurare ai figli una buona istruzione. Di orientamento progressista; decisamente anti-fascista; amava la cultura, la letteratura e la poesia. Ernesto Guevara padre, deceduto nel 1987 a Cuba, dove viveva stabilmente, ha lasciato sul figlio due importanti testimonianze: un libro, "Mi Hijo el Che" e una lunga intervista cinematografica al regista Fernando Birri con lo stesso titolo del libro a cui poi si sono ispirati molti biografi del Che.

La madre, Celia de la Serna, era di origine inglese. Decisamente comunista anche se non militante. Coltissima; fu la prima educatrice dei figli, particolarmente di Ernesto, il primogenito. Da lei, il future guerrigliero imparò il francese e ad amarne la letteratura. Secondo quanto narrò in proposito il suo amico d'infanzia Jose Aguilar, tra gli autori il Che prediligeva Giulio Verne e Alessandro Dumas; più tardi Paul Verlaine, Stephane Mallarme e, sopratutti, Charles Baudelaire nella lingua originale.

Con la madre, il Che ebbe rapporti ancor più confidenziali che non con il padre. Le scriveva spesso palesando le sue idee, i suoi proponimenti, i suoi giudizi. Amava teneramente ambedue, ma, come si desume da una lettera del 1° aprile del 1965, indirizzata ai "Cari vecchi", il Che scriveva: “Vi ho molto amato, ma non ho saputo esprimervi il mio affetto

All'età di due anni, Ernesto contrasse una forma d'asma che ben presto - malgrado tutte le cure prodigategli - diventò cronica e lo tormentò per tutta la vita, obbligando la fami­glia a trasferirsi in una località a clima asciutto. Venne scelta Alta Gracia, sulla Sierra di Cordoba, non lontano dalla grande città (la terza per numero di abitanti dell'Argentina) ove il ragazzo frequentò le scuole sino al liceo. Per poter far pro­seguire gli studi al giovane Ernesto e ai suoi fratelli e sorelle, la famiglia traslocò a Buenos Aires, ove Ernesto si iscrisse alla facoltà di medicina dopo aver tentennato non poco nella scelta, in contesa con la facoltà di Legge. Nel contempo che intraprendeva gli studi universitari - per alleviare le condizioni economiche della famiglia che non erano più tanto floride - Ernesto prestò servizio presso il laboratorio di un affermato specialista di malattie allergiche, il dott. Salvador Pisani (che prima frequentava come paziente) di cui diviene il miglior collaboratore nella ricerca scientifica sulla desensibilizzazione degli allergici.

Dopo una breve esperienza come infermiere nella flotta mercantile di Stato, con un amico carissimo, Alberto Granado, il Che intraprese un lungo viaggio in ciclomotore. Si trattava di un velocipede a motore di marca italiana, un Garelli, con il quale Ernesto riuscì a percorrere quasi quattromila chilometri. II motivo scientifico dell'impresa fu quello di visitare alcuni lebbrosari. In realtà - all'interesse scientifico e umanitario - i due giovani studiosi di medicina univano una gran voglia di avventure e il desiderio di conoscere meglio l’immenso paese multirazziale, il sud-America (due milioni e 800 mila chilometri quadrati - circa nove volte 1'Italia) in cui vivevano venti milioni di abitanti.

I due amici percorsero parte dell'Argentina, del Cile, del Perù, della Colombia e del Venezuela. Qui giunti si separarono. Granado - che si era gia laureato - prese servizio in un lebbrosario; Guevara rientrò a Buenos Aires per laurearsi; promisero però di ritrovarsi.

(Continua…….)

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Tratto da “Che Guevara”

di Angelo La Bella

Collana: Curiosità del giardino di Epicuro

Editore: Felice Scipioni

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Il Che, grandissimo uomo, direi un ispiratore per me e tutti coloro che amano le persone rivoluzionarie, indipendenti e pacifiste.
Il mio rispetto per Guevara è infinito.

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