mercoledì 22 aprile 2009

Poesie d’amore – Curiosità del giardino di Epicuro

L'amore è il linguaggio universale che accomuna persone di ogni età, tempo e paese, è un velo sottile che unisce gli innamorati di tutto il mondo, un sublime sentimento indispensabile nella ricerca esistenziale degli uomini.

L'amore è inno alla vita e canto dell'anima.

Anche Giacomo Leopardi ha chiamato "Canti" la raccolta più importante delle sue poesie.

La poesia, dunque, sinonimo d'amore. Chi ama crea, sia pure inconsapevolmente, poesia.

L'amore è il tessuto umano composto da tanti fili che si chiamano sentimenti. Varie sono le sue forme: amore materno, fraterno, filiale, coniugale, sensuale.

L'uno non esclude l'altro, bensì lo completa poiché ogni filo viene dipanato dalla stessa matassa della vita che è l'a­more universale.

Nel XX secolo nessuno ha saputo manifestare, come Madre Teresa di Calcutta, l'amore in modo più concreto ed universale.

Sostiene Epicuro nella lettera sulla felicità: "Non il tempo più lungo si vive, ma il più dolce".

La dolcezza è quindi una componente essenziale dell'amore; dolcezza che si esprime in modo mirabile nel viso del bambino. I suoi occhi attoniti ed aperti ad ogni forma di conoscenza rivelano tenerezza e poesia. Dice un antico testo indiano: "Non c'è poesia o musica più melodiosa del balbettio del bambino". Balbettio che nell'incompletezza del linguaggio esprime la più completa poesia del creato poiché testimonia nella sua grandiosità il miracolo dell'amore. Purtroppo lo stupore, tipico della fanciullezza, diminuisce e si perde del tutto man mano che si diventa adulti per cedere il posto all'abitudine, alla prosaicità, all'aridità del viver quotidiano. Allora, il sorriso e la gioiosità diventano sempre più lontani e rarefatti.

In questo nostro secolo inquietante e difficile, dominato dall'era tecnologica, avvertiamo un profondo malessere poiché ci siamo allontanati dalla nostra originaria dimensione. L'uomo del nostro tempo, diviso tra il progresso e la violenza, ha perduto il vero gusto della vita, trascinato dal vortice degli affari e dalla incalzante quotidianità. I suoi occhi hanno dimenticato l'incanto di un tramonto, il fascino di una distesa di fiori di campo quando ondeggiano al vento di primavera, il "proprio io" fanciullino. Egli non può, non vuole, non ha più tempo per pensare, per riflettere e tanto meno per farsi poesia. II suo motto è correre, correre, sempre correre. Eppure il grado di cultura e di civiltà di un popolo si riconosce dall'importanza che questo ha dato e dà alla letteratura, alla poesia, alla musica, insomma all'arte.

I barbari, la storia ce lo insegna, non hanno lasciato altro retaggio all'umanità se non violenze, distruzioni, guerre.

Tuttavia in questo mare dilagante di indifferenza e di inquietudini, si fa strada, fortunatamente, nell'uomo moderno, un filo di speranza; si comincia ad intravedere uno spiraglio di luce, un desiderio sempre più accentuato di ritornare agli antichi valori, di prendere in considerazione la propria identità di uomo come parte integrante dell'universo; un desiderio quindi di concedere a se stesso, ai propri sentimenti uno spazio decisamente più largo.

Questa raccolta, all'insegna appunto dell'amore, delle poesie d'amore ha inteso attingere alle espressioni più vibranti dei maggiori poeti di ogni tempo e paese. Poesie che esprimono l'amore quale messaggio universale di tutti i popoli, come trait-d'union di ogni cuore umano, ieri, come oggi, cosi domani, finché cioè esisterà la vita e questa avrà fine se l'uo­mo non riuscirà più a comprendere il suo linguaggio.

 

 

Sulla porta del mio cuore

avevo scritto: "non oltrepassare";

ma l'Amore giunse ridendo

e gridò: "io passo ovunque".

Herbert Shipman

 

 

Tratto da “Poesie d’amore”

a cura di M. Giuseppina Andreoli

Collana: Curiosità del giardino di Epicuro

Editore: Felice Scipioni

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