domenica 26 aprile 2009

Che Guevara (VII) – La caduta

"Quello di agosto - scrisse ancora il Cheè il peggior mese da quando e iniziata la guerra. La perdita di tutti i depositi con tutti i documenti e le medicine è stato un colpo duro soprattutto psicologicamente". A colpire il morale de combattenti ci si mette anche un giornale di Budapest il quale presenta il Che come "figura patetica e irresponsabile e porta ad esempio le posizioni marxiste del partito comunista cileno "che esprime atteggiamenti pratici davanti alla realtà". II Che commentò lo scritto del giornale rumeno sol suo Diario: "Come mi piacerebbe giungere al potere, se non altro per smascherare i codardi e i venduti di tutte le razze? E strofinargli il muso sulle loro porcherie". Realisticamente il Che prese atto della drammaticità della situazione e decise: "Il compito più importante è squagliarsela e trovare una zona più propizia..." All'inizio dell'ottobre tutto l'Esercito di Liberazione Nazionale si compone di soli diciassette elementi, di cui tre invalidi. II 6 ottobre, i ribelli appresero dalla radio cilena che ben 1.800 soldati dell’esercito di Barrientos stavano dando loro la caccia. Secondo il nemico, i guerri­glieri sarebbero stati trentasette. II 7 ottobre, il Che stese l'ultima annotazione del suo diario prima di cadere nelle mani del nemico che lo assassino a sangue freddo per ordine del feroce implacabile dittatore.

Questa è l'ultima pagina del suo diario: "Si compiono oggi 11 mesi dall'inaugurazione della guerriglia. Alle 12,30 una vecchia, che portava delle capre al pascolo, è entrata nel canalone dove eravamo accampati. La donna non ci ha data nessuna notizia degna di fede sui soldati rispondendo a tutto che non sa, che è da tempo che non va da quelle parti. Ci ha dato delle informazioni soltanto sui sentieri; da quello che la vecchia ci ha detto ci rendiamo conto che siamo a circa una lega da Higueras, a un'altra da Jaguey e a due circa da Pucara, Alle 17,30, Inti, Aniceto e Pablito vanno a casa delta vecchia che ha una figlia a letto e l’altra mezza nana; le danno 50 pesos raccomandandole di non dire assolutamente niente, ma ci sono poche speranze che mantenga la sua promessa. Ce ne siamo andati alle 17 con una luna motto piccola e !a marcia è stata assai faticosa; abbiamo lasciato molte tracce nel canalone dove eravamo, vicino al quale non c'è nessuna casa, ma solo orti di palate irrigati da piccoli canali che attingono acqua allo stesso torrente., Alle due ci siamo fermati per riposare, poiché era ormai inutile proseguire."

La caduta del Che avvenne per una spiata combinata ad una fatale circostanza. È assodato che all'alba dell'8 ottobre del 1967, un contadino di Quebrada del Yuro, zona caratterizzata da un grande canalone alluvionale, quasi invisibile per la fittissima vegetazione che lo ricopriva, attratto dalla prospettiva di una ricompensa, si presentò al comando militare del paese di Higueras, vicino alla zona del canalone. Confidò al comandante del presidio che uomini armati si aggiravano nei pressi della sua misera capanna. Ricevute le informazioni, vennero immediatamente allertati due plotoni dell'VIII Divisione dei rangers di Valle Grande che partirono immediatamente per il sito indicato dal contadino. Arrivati sui posto, poco dopo l'una, i militari intercettarono la colonna dei guerriglieri. Le forze erano decisamente impari. I guerriglieri erano stati costretti lungo il canalone per via dei tre feriti che si trascinavano dietro. Sapevano bene che, affrontando i sentieri della montagna - più impervi e faticosi - sarebbero stati al sicuro dal rischio d'incontrare l'esercito in un terreno non favorevole allo scontro. Prudenza avrebbe voluto - e questo lo sapeva bene il co­mandante - che il gruppo raggiungesse quote più alte della montagna, ove, non solo non avrebbe fatto incontri ma sarebbe stato impossibile per i soldati seguirli senza scoprirsi e sottoporsi al fuoco di fila dall'alto con risultati per loro micidiali. Tuttavia il Che non avrebbe mai consentito l'abbandono dei compagni invalidi al loro destino. Decise quindi di correre il rischio.

Fu giocoforza accettare lo scontro. S'ingaggiò una furiosa battaglia a fuoco. II Che venne colpito gravemente alle gambe. Un compagno lo trasportò al riparo di un grosso albero. Due ore durò il sanguinoso scontro. La battaglia provocò la caduta di sei guerriglieri colpiti a morte dalle raffiche dei mitra dei rangers di Barrientos; otto partigiani riuscirono a mettersi in salvo con la fuga; tre vennero presi prigionieri. Uno di essi, ferito alle gambe e che un compagno aveva tentato disperatamente di mettere in salvo caricandoselo sulla spalle, era il Comandante Ernesto Che Guevara. Giaceva seduto, con le spalle appoggiate ad un albero. Per sua sventura era disarmato; la sua carabina, un M-l modificato, era stata colpita da una pallottola che ne aveva troncato in due parti la canna. Sicuramente avrebbe preferito morire con l'arma in pugno, sparando contro il nemico mercenario che si apprestava a catturarlo. Invece non poté opporre alcuna resistenza.

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Tratto da “Che Guevara”

di Angelo La Bella

Collana: Curiosità del giardino di Epicuro

Editore: Felice Scipioni

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