martedì 19 maggio 2009

Presentazione “Via del campo” – Fabrizio De André

Non è che la cosa sia stata escogitata tanto per fare qualcosa di diverso. Io ho sempre pensato – e la scienza pare darmi ragione – che l'uomo e la donna vivano in due mondi completamente diversi; due mondi che, fortunatamente, si incontrano, altrimenti non staremmo neanche qui a chiacchierare, ovviamente. Recenti studi di antropometria – una parola difficilissima –, cioè la misura dell'uomo, hanno dimostrato che le componenti chimiche del cervello dell'uomo sono diverse dalle componenti chimiche del cervello della donna. Addirittura, stessi studi analoghi hanno dimostrato che ad identiche sollecitazioni l'uomo e la donna rispondono in maniera diversa. Addirittura nella scelta dei colori. Ma, indipendentemente dalle motivazioni scientifiche, io – che ho vissuto i miei cinquantadue anni in maniera pienotta – direi che ho constatato sinceramente questa differenza proprio da lì. E per me il mondo della donna è sempre apparso, almeno ai miei occhi, come un po' il mondo del sacrificio. Il sacrificio, prima di tutto, della maternità. È sicuramente una malattia sconosciuta all'uomo, al maschio; una malattia che dura nella sua fase acuta per nove mesi e poi continua, mi pare d'aver capito, per tutta la vita. Un altro sacrificio, forse il più doloroso di tutti – e si sa che attraverso il dolore si può raggiungere anche la santificazione – è quello della prostituzione. E direi, da un po' di tempo a questa parte, recentemente, da dieci o quindici anni, le giovani generazioni femminili si stanno dedicando ad un altro sacrificio, che fino a dieci o quindici anni fa sembrava scomparso. È il rispetto del tabù della verginità. Infatti, oggi non si può più dire come si diceva una volta, quella famosa battuta: "Per trovare la vergine bisogna trovare la bambina di quattro anni che corra molto più in fretta di suo fratello". Oggi non si sente più dire. Oltre che essere un sacrificio per loro, ovviamente, è un sacrificio anche per noi; ma parte in ogni caso da loro. Là dove io vedo, appunto, il mondo della donna come il mondo del sacrificio, vedo invece il mondo dell'uomo un po' come il mondo della prevaricazione, non disgiunta la maggior parte delle volte dall'optional della violenza. Ora, detto questo, non è che io abbia voluto dire che le donne son tutte delle sante – ci mancherebbe altro. Anzi, qualcuna, forse, stufa di fare sacrifici, fa anche qualche grossa cazzata; questo è indubbio. E si possono anche fare delle battute sulle donne. Si può dire, per esempio, che gli scapoli le conoscono molto meglio degli sposati, altrimenti si sarebbero sposati. Ma mi pare che la battuta più… feroce, forse, e anche più acuta, l'abbia fatta proprio una donna nei confronti del genere femminile, ed era un'intellettuale verso la fine del Settecento: una certa Madame de Staël. Quando le hanno chiesto: "Che cosa pensa lei, signora, della sua condizione femminile?", lei rispose: "Io sono soprattutto molto contenta di non essere un uomo, perché altrimenti mi sarebbe toccato di sposare una donna". Di peggio si potrebbe dire ovviamente degli uomini, ma di questo ci occuperemo nella seconda parte e forse non sarà neanche il caso di dilungarsi troppo: basterà semplicemente seguire il filo delle canzoni.

 

Fabrizio De Andrè

(presentazione di “Via del campo”, Napoli 1993)

6 commenti:

kristalia ha detto...

"Io sono soprattutto molto contenta di non essere un uomo, perché altrimenti mi sarebbe toccato di sposare una donna".

Feroce e acuta, certo, ma anche tristemente attuale. Se dovessi pregare Iddio di salvarmi dagli amici (che ai nemici ci penso io), bè, quegli "amici" sarebbero le donne. Il guaio è che non sono l'unica a crederlo.
Però, ultimamente, qualcosa è cambiato, almeno per me. Mi sto ricredendo?
Riesco ad avere rapporti schietti, non condizionati, con donne fiere, sincere. Donne per scelta, non prevenute. Donne che hanno lottato e sofferto per esserlo. Sarà questo che fa la differenza?

Frankie Palla ha detto...

Come dice De Andrè, abbiamo componenti chimiche differenti, seppur il problema al quale fai riferimento, sia più che noto.
Di certo, il nostro vissuto influenza il nostro essere ed il nostro rapportarci agli altri, per cui, di sicuro, più si "vive" e più si matura e si plasma un carattere.
Le delusioni però, sono tali proprio perchè arrivano da persone inaspettate, sulle quali riponiamo fiducia e con le quali consideriamo avere dei rapporti "schietti, sinceri e non condizionati". In altre parole, potrebbe essere solo questione di tempo.

kristalia ha detto...

Può anche accadere il contrario, magari siamo noi a deludere gli altri, ci piaccia o no. Dipende dalla nostra onestà intellettuale, saperlo ammettere.
Comunque, è vera una cosa per me: le delusioni più pungenti mi sono arrivate dalle donne, soprattutto da quelle che si dichiaravano leali, corrette e sincere (ma non ho impiegato anni a scoprirlo).
Infatti, è vero anche che - come dici tu - possono arrivare da persone sulle quali riponiamo fiducia... e tuttavia,
ammettiamolo, le capacità intuitive delle donne, sono tali da limitare "delusioni" cocenti. E' raro che accada, o è più raro, poiché, per loro natura sono in grado di intercettare abbastanza velocemente se hanno a che fare con turlupinatori/trici.

Frankie Palla ha detto...

Il turlupinatore, a mio avviso, è una figura generalmente maschile. Il turlopinato è, sempre in linea del tutto generale, un esemplare di sesso femminile.
La capacità intuitiva della donne, onestamente, non la vedo cosi capace.

kristalia ha detto...

Come preferisci. La mia esperienza è - evidentemente - assai diversa dalla tua.
Ma ne prendo atto, perché il confronto è crescita, quindi non dubito delle altrui affermazioni.
Non sono una talebana delle mie idee, neppure quando sono frutto di mia esperienza. In questo sono forse voltairiana.
Inoltre, è pur vero che rischio di abusare della tua ospitalità.
Grazie,
Kristalia

Frankie Palla ha detto...

Non è una questione di preferenze, bensì, come hai giustamente detto, di vissuto. Inoltre, non sono io ad attribuire la figura del turlupinatore all'uomo e della turpulinata alla donna, ma quasi la totalità della letteratura, del cinema, della musica e della storia, al punto che, il contrario fa notizia. A mio avviso, questo capita non perchè io non voglia riconoscere alla donna uno spiccato intuito o famoso sesto senso femminile, ma perchè spesso, pur sapendo di rischiare e pur odorando la "fregatura", la sua forte capacità di sognare, prende il sopravvento.
Esce fuori da questo quadretto una figura maschile turlupinatore ed una figura femminile sognatrice e romantica. Mi pare che possa andare.
Riguardo all'ospitalità, si spera sempre che ciò che pubblichiamo possa essere da stimolo per una discussione o una semplice chiacchierata, per cui, grazie a te.

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