Un giorno, dopo aver pranzato come sempre alla Casina Rossa, andammo a farci una passeggiata al Vesuvio. La vista dell'Osservatorio era di quelle che facevano venire voglia di piangere. Ogni cosa sembrava che fosse stata tirata a lucido solo per noi: il panorama ci appariva come una cartolina ricordo, i mammelloni vesuviani sembravano pezzi solidificati di panna montata di colore rossastro, e Capri, Ischia e Procida galleggiavano felici.
«Come si fa a non credere in Dio di fronte a uno spettacolo simile?» esclamai. «È mai possibile che a costruire tutta questa roba sia stato solo il Caso e nient'altro che il Caso?».
«Il problema non si pone» rispose Barbieri. «Il Caso o il Destino, il Big Bang o Nostro Signore, non fa alcuna differenza. Un giorno lo verremo a sapere. Quando io combatto la Fede, non lo faccio perché non credo all'esistenza di Dio, ma perché desidero "non riposarmi" sul dogma. Preferisco vivere dubitando piuttosto che archiviare Dio come un dato acquisito. Vivo più io in compagnia dell'idea di Dio che non un cattolico osservante».
Il Dubbio, Luciano De Crescenzo
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5 commenti:
mi piace. L'importante è non imporre certezze da una o dall'altra parte. Il dubbio rimane sempre uno stimolatore di cervelli, non c'è che dire.
Come non essere completamente d'accordo?
Il dubbio è importante, proprio perché ci impedisce di appoggiarci a qualcosa che non sappiamo se è vero.
Sono perfettamente d'accordo con il primo commento.
Ciao Franz :)
non capisco che c'entri una cosa bella con la creazione. esistono tanti posti brutti al mondo, dio non ha creato anche quelli?
Leggendo il volumetto, intrigante e simpaticamente frizzante, ho intrattenuto l'autore su un errore, di matematica, commesso a pag. 105 allorché scrisse che "qualsiasi numero diviso per zero è uguale a infinito".
Egli voleva intendere che un numero, diviso per altro che tende a zero, tende - nel risultato - all'infinito. E' concetto di limite.
Un numero diviso per zero è operazione impossibile.
Con il titolo "la matematica non è un'opinione", il mio rilievo fu pubblicato sul Corriere della Sera del 29/12/'92, senza replica da parte dell'accusato che mi è simpaticamente vicino con la sua filosofia di vita.
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