mercoledì 25 febbraio 2009

Luciano De Crescenzo - Il Dubbio

scalata

Di Barbieri mi parlò per la prima volta un farmacista, in treno, durante uno dei miei tanti viaggi Milano-Napoli.

«Lei deve assolutamente conoscerlo: le assicuro che non se ne pentirà. Poi tra voi napoletani sono certo che vi capireste a volo. Pensi che io, grazie al suo aiuto, ho imparato anche ad ascoltare. Un tempo non ero così: volevo sempre parlare io. Parlavo e non imparavo mai nulla. Per forza: non davo mai il tempo agli altri d'insegnarmi qualcosa!»

Non avendo Barbieri un telefono, fui costretto a presentarmi a casa sua senza preavviso. Suonai il campanello e un vocione m'invitò a entrare. La porta era aperta. Dentro faceva più freddo che fuori. Lui stava seduto dietro a una scrivania e mangiava un piatto di pasta e ceci fra cataste di libri e di carte. Indossava un cappotto e sotto il cappotto un pigiama.

«Disturbo?» chiesi io, alquanto imbarazzato.

«Francamente sì, ma dal momento che siete già entrato, accomodatevi».

«Siete voi il professor Barbieri?».

«Forse» rispose lui e così dicendo, con una sola parola, mi anticipò tutte le sue idee.

In seguito, quando entrai più in confidenza, fu lui stesso a darmi una spiegazione di quella prima risposta dubitativa.

«Il saggio non nega e non afferma, non si esalta e non si abbatte, non crede né all'esistenza di Dio, né alla sua non esistenza. Il saggio non ha certezze, ha solo ipotesi più o meno probabili».

«E allora che fa?» chiedevo io.

«Aspetta».

Presi l'abitudine di andare a fargli visita la prima domenica di ogni mese. Arrivando in treno da Milano, mi facevo prestare la macchina da mia sorella e lo portavo a pranzo, a Torre del Greco, alla Casina Rossa. In cambio di una zuppa di pesce e di un litro di Gragnano, lui m'insegnava il Dubbio positivo.

Il suo pensatore preferito era Brisone, un filosofo del tutto introvabile sui manuali di filosofia.

«Brisone di Eraclea? Mi meraviglio che non lo conosciate! Fu il fondatore dello zeticismo: ebbe come allievi Pirrone di Elide e Anassarco, e tanto vi dovrebbe bastare».

«E che cos'è lo zeticismo?»

«La scuola di pensiero di coloro che "cercano sempre e non trovano mai". Zetetes infatti, in greco, vuol dire "cercatore"».

«Ma che gusto c'è a cercare e a non trovare?» obiettavo.

«La gioia non sta sulla vetta ma nella salita, altrimenti gli scalatori si farebbero depositare dagli elicotteri direttamente sul cocuzzolo delle montagne».

Tratto da

“Il Dubbio”

Luciano De Crescenzo

de crescenzo

3 commenti:

silvio di giorgio ha detto...

vangelo...anche se penso che la gioia sia nel cercare e poi trovare, non solo nel cercare senza trovare
bel blog, complimenti

Lila ha detto...

Conoscevo il pezzo, e concordo di nuovo sulle conclusioni... Così quando vado in montagna cammino piano, perchè tutto il viaggio è meta e ricerca. Sotto ogni sasso si trova qualcosa, se, come diceva quello, sai ascoltare.

Frankie Palla ha detto...

Si Lila,
seguo anche io le istruzioni di "quelo"...salgo lentamente,sempre.
Se sono in comitiva, capita anche che qualcuno si incazzi.
Però, oh...
tra sigaretti e vizi vari...io ho i miei tempi!


Grazie Silvio o...Giorgio?
Silvio leggo e seguo molti blog...ed ho notato che "Silvio o Giorgio" è una diatriba aperta.
Riguardo al "trovare"....
ovvio che si impieghino tutte le forze a disposizione con l'unico obiettivo di arrivare in vetta.
Molto spesso...la vetta delude.
In ogni caso...ritengo che la parte più intrigante...sia la ricerca.
Proprio perchè lascia un minimo di mistero sulla vetta, che una volta raggiunta non ha più misteri.

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